Ingegneri: si arresta il calo dei nuovi abilitati

Ricerca del Centro Studi CNI "L'accesso alle professioni di ingegnere e architetto"

La ricerca “L’accesso alle professioni di ingegnere e architetto” diffusa dal Centro Studi del CNI mostra come, dopo anni di flessione, il numero di abilitati alla professione di ingegnere nel 2013 risulti stazionario. Ma il dato nazionale non è omogeneo. I nuovi ingegneri aumentano al sud, mentre continuano a diminuire al centro e al nord. Ronsivalle: “La situazione sembra essersi normalizzata con un livello annuo di abilitati che si avvicina a quel minimo fisiologico determinato dalla crisi delle professioni”.

Dopo anni di progressiva flessione, si arresta il calo del numero di abilitati alla professione di ingegnere. Dal 2006 al 2012, infatti, si era passati da 19.357 ingegneri abilitati a 10.867, con un sostanziale dimezzamento. Nel 2013, invece, il loro numero è risultato praticamente invariato: 10.805, appena 62 in meno rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da una ricerca pubblicata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri intitolata “L’accesso alle professioni di ingegnere e architetto”.

“Il calo più forte di abilitazioni - spiega Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi CNI - si verifica dal 2006-2007 al 2012. Questo dato può essere messo in relazione, da una parte, con l'aumento dei laureati nel settore industriale e dell'informazione rispetto a quelli del settore civile e ambientale, fra i quali è più alta la propensione all'esercizio della libera professione per cui è richiesta l'abilitazione. Dall'altra, con la crisi delle libere professioni che, soprattutto nelle zone del Paese che offrono altre possibilità d'impiego, è diventata meno attrattiva avendo fatto registrare negli ultimi anni un calo significativo dei redditi. La situazione si è probabilmente normalizzata avendo raggiunto un livello vicino al minimo fisiologico”.

A fronte di un dato nazionale che raffigura un anno privo di cambiamenti di nota, la ricerca evidenzia come le dinamiche interne al paese siano assai poco omogenee. Il numero di abilitati, infatti, è aumentato esclusivamente nel Meridione, mentre in tutto il resto d'Italia si è registrato un calo, anche per quanto riguarda il numero di candidati alle prove di esame. E’ interessante soffermarsi sulle possibili cause di questo fenomeno. Appare evidente come laddove le opportunità lavorative scarseggiano, la libera professione costituisca pur sempre una valida alternativa. A differenza di quanto accade nelle regioni con migliori prospettive lavorative in cui, al contrario, è considerata quasi un’"extrema ratio". Inoltre, ha qualche fondamento anche la tesi secondo la quale il piccolo ‘boom’ di abilitazioni nelle università meridionali e la contemporanea flessione nel resto d'Italia siano dovuti, in parte, anche alla possibilità che molti laureati del centro-nord abbiano deciso di sostenere le prove d'esame negli atenei meridionali che evidenziano performances decisamente migliori. Se nelle regioni del centro-sud la quota di promossi alle prove per l'accesso supera il 90%, in quelle del nord- ovest scende sotto la soglia del 78%, a fronte di una media nazionale pari all'86,7%. Particolarmente selettivi si rivelano gli atenei lombardi, mentre l'università Federico II di Napoli si conferma il primo ateneo d'Italia per numero di laureati candidati e di abilitati.

“Sulla notevole differenziazione dei tassi di successo fra diverse aree del Paese e, più in generale fra i diversi atenei – commenta Ronsivalle - va rilevata un'anomalia di fondo: l'esame di abilitazione, che fornisce un titolo abilitativi riconosciuto in tutto lo Stato, non si svolge con le stesse modalità nelle varie sedi, dove sono proposte prove e argomenti d'esame che non sono unificati. Il confronto,sia pure significativo, fra i dati quantitativi emersi, dovrebbe essere integrato da quello delle prove sostenute nelle diverse realtà prese in considerazione. Dato, quest'ultimo non sempre né facilmente reperibile”.

E’ interessante notare come risulti ancora esigua la quota di ingegneri iuniores abilitati: appena il 3,8%. E’ l’ennesima conferma che l'abilitazione professionale riscuote uno scarso successo tra i laureati triennali che, per la grande maggioranza, preferiscono continuare il percorso universitario finalizzato al conseguimento del titolo magistrale.

Infine, continua a calare il numero di laureati che affronta le prove dell'Esame di Stato per l'abilitazione alla professione di architetto e alle altre figure attinenti alla facoltà di architettura. In compenso, rispetto al 2012, aumenta il numero di abilitati: 5.385 contro i 5.028 del 2012.

Allegati

Comunicato stampa del Centro Studi del CNI