Giornata Nazionale di Prevenzione e Mitigazione del Rischio Idrogeologico: la cura del territorio priorità strategica del Paese

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L’evento organizzato da ingegneri e geologi ha visto anche la partecipazione del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: “Per l’Italia triste primato di eventi climatici estremi. Bisogna spendere bene a partire dall’analisi delle necessità”.

“La questione di fondo è guardare il rischio idrogeologico del nostro Paese con tutte le evidenze di cui disponiamo oggi. Bisogna fare bene le cose e spendere in funzione delle necessità. I cambiamenti climatici non sono messi in discussione”. Così il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto stamattina all’avvio della Seconda Giornata Nazionale per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, l’evento organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, dal Consiglio Nazionale dei Geologi e da Fondazione Inarcassa.

“Abbiamo dovuto applicare criteri diversi per le diverse zone di Italia – ha proseguito Fratin -. Purtroppo l’Italia ha il triste primato dell’intensificarsi di situazioni estreme. 400 litri di acqua a Catania in poche ore è un esempio di questi fenomeni di eccezionalità che stanno diventando troppo frequenti. Questo ci ha portato a prevedere molti investimenti sugli interventi. L’UE ha stimato in 500 miliardi l’impegno dei 27 paesi negli ultimi decenni”. Il Ministro ha poi così concluso: “La serietà, l’interesse dell’ordinamento professionale degli ingegneri e dei geologi ci devono aiutare ad essere un po’ più semplici e chiari nel fare il nostro lavoro”. Ai saluti del Ministro sono seguiti quelli di Pino Bicchielli, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico, che ha sottolineato come molti componenti della Commissione abbiano partecipato all’evento di oggi per raccogliere elementi utili sul tema.

I lavori sono stati preceduti dai saluti dei Presidenti dei Consigli Nazionali organizzatori. “Questa Seconda Giornata che abbiamo dedicato al tema della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico nasce dalla consapevolezza che la cura del territorio è una priorità strategica per il nostro paese – ha detto Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI -. Il sistema accademico e le istituzioni devono individuare le nuove tecnologie per il monitoraggio del territorio, in modo da agire in maniera preventiva sugli eventi distruttivi. La governance e le procedure di contrasto devono essere una priorità. Per gli interventi negli ultimi anni sono statati stanziati oltre 20 miliardi di euro. Una parte consistente di questa somma è stata finanziata negli ultimi anni ed ha riguardato, in particolare, frane e alluvioni. Tuttavia, molte regioni si trovano ancora in allarme permanente come ad esempio in Emilia Romagna, Piemonte ed Ischia. L’evento di oggi mira ad approfondire in particolare alcuni punti. Come detto, la governance che necessita di un maggiore coordinamento nelle emergenze; la necessità di aggiornare le modalità di monitoraggio in modo da testarne l’efficacia, riducendo le disomogeneità; la riduzione della complessità burocratica e dei tempi di realizzazione delle opere di controllo e autorizzazione. Siamo grati a tutti coloro che oggi hanno voluto mettere le loro competenze a disposizione di questa giornata di approfondimento”.

“Entrando nel merito di questa giornata – ha dichiarato Arcangelo Francesco Violo, Presidente del CNG, dopo i ringraziamenti e i saluti introduttivi - è evidente che iniziative come questa mettono in risalto la peculiarità geomorfologica del nostro Paese. Parlando con il Ministro Pichetto Fratin, in merito al problema del rischio idrogeologico, abbiamo condiviso poi che in Italia, molto spesso, le difficoltà che si registrano sono più organizzative che finanziarie. I finanziamenti ci sono ma molto spesso non vengono distribuiti adeguatamente. Questo accade anche a causa del problema della frammentazione delle competenze, che produce disordini nelle attività di coordinamento fra i maggiori attori istituzionali competenti”.

“Tra le criticità riscontrate – ha continuato Violo – c’è anche la poca considerazione del rischio residuo in riferimento ad alcune parti della progettazione, oltre che in relazione alle attività ante e post operam, dove necessita l’applicazione di nuove tecnologie, capaci di formulare una visione di insieme sulle pericolosità. Occorre far leva sulla promozione di aggiornamenti sostanziali, soprattutto in relazione alla normativa tecnica. Il DPR 380/2001, ad esempio, è un testo ormai non adeguato ai tempi attuali e l’aggiornamento della nuova disciplina – ha concluso Violo – deve colmare importanti lacune di tipo tecnico, per stabilire linee guida salde, da trasmettere agli Enti preposti, rendendo anche più facile la ricezione delle informazioni poi trasmesse ai cittadini. Auspico che questa giornata, di anno in anno, possa contribuire ad accrescere l’attenzione sul tema, fornendo una visione di continuità, proiettata verso la risoluzione di ogni problematica”.

“Giornate come quella di oggi rappresentano un'occasione fondamentale per richiamare l’attenzione del Legislatore sulla necessità di investire con decisione in politiche di prevenzione, attraverso piani e finanziamenti adeguati e mirati – ha detto Andrea De Maio, Presidente di Fondazione Inarcassa -. Il dissesto idrogeologico, tra le principali emergenze ambientali e sociali che l’Italia si trova ad affrontare, richiede una visione strategica di lungo periodo, una solida capacità di coordinamento e un impegno collettivo costante che coinvolga istituzioni, comunità locali e cittadini. È essenziale tracciare una road map chiara che preveda diversi punti: investimenti in studi e ricerche per mappare le aree vulnerabili e identificare i fattori di rischio, implementare le politiche di pianificazione territoriale che integrino il rischio idrogeologico nelle scelte di sviluppo urbano e rurale, prevedere un deciso incremento degli investimenti in infrastrutture di protezione e programmi di sensibilizzazione e formazione rivolti alle comunità locali. Un approccio coordinato tra i diversi livelli di governo e le istituzioni, è poi fondamentale per garantire una gestione integrata delle risorse e delle competenze. Solo attraverso un’azione sinergica tra istituzioni, società civile e professionisti tecnici sarà possibile costruire un futuro più sicuro e resiliente per tutti”.

Tra i numerosi interventi di alto profilo, da segnalare quello di Guido Castelli, Commissario straordinario alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto Centro Italia, che ha detto: “Le ricostruzioni devono tenere conto degli effetti che derivano dall’essere un Paese a rischio sismico e climatico. Dal 2020 abbiamo lavorato su due fronti: da un lato la mappatura delle faglie attive e capaci, dall’altro l’aggiornamento delle aree di maggiore pericolosità. L’Italia ha delle caratteristiche che ci distinguono dagli altri paesi: abbiamo 678 mila frane attive. È quindi fondamentale la digitalizzazione di tutti gli archivi e delle informazioni geologiche, per rendere più efficiente la prevenzione e più sicura la ricostruzione”. Luigi Ferrara, Capo Dipartimento di Casa Italia ha dichiarato: “Uno dei problemi principali in Italia nella gestione del dissesto idrogeologico è la frammentazione delle competenze tra i numerosi enti coinvolti, con conseguente dispersione di risorse. Una delle priorità, quindi, è l’omogeneizzazione dei dati e dei criteri di intervento: le banche dati devono essere uniformi, integrate e facilmente accessibili. In questo contesto, il contributo dei professionisti è fondamentale: grazie alle loro competenze tecniche, essi rivestono un ruolo chiave nell'attuazione efficace dei progetti”.

I lavori proseguono nel pomeriggio. Le conclusioni, oltre che a Domenico Condelli (Consigliere CNI) e Filippo Cappotto (Vicepresidente CNG), saranno affidate al Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.

In occasione della giornata è stata diffusa anche una Nota stampa a cura del Centro Studi del CNI e del Centro Studi del CNG con alcuni dati di sistema che aiutano ad inquadrare la questione del rischio idrogeologici e degli interventi necessari. Il documento viene allegato al presente comunicato stampa.

Comunicato stampa

Allegato: Nota stampa a cura del Centro Studi del CNI