Sicurezza sul lavoro in ambienti confinati e nelle grandi opere: ridurre al massimo il rischio per salvare vite umane

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A Firenze il secondo appuntamento della 13ª Giornata Nazionale dell’Ingegneria della Sicurezza

Posto che nei luoghi di lavoro il rischio zero non esiste, l’obiettivo deve essere quello di portare il rischio ad un livello accettabile al fine di salvare il più possibile vite umane. Questo il messaggio che arriva da Firenze dove si è svolto l’evento “Sicurezza sul lavoro negli ambienti confinati e nelle grandi opere”, secondo appuntamento della 13ª Giornata Nazionale dell’Ingegneria della Sicurezza, organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze.

I contenuti e gli obiettivi del convegno sono stati illustrati nel suo intervento introduttivo da Tiziana Petrillo, Consigliera del CNI con delega alla sicurezza e all’antincendio e promotrice della Giornata Nazionale dell’Ingegneria della Sicurezza. “Il fatto che questa giornata si svolga in una città come Firenze, simbolo di arte e bellezza, è piuttosto significativo – ha detto -. Anche il lavoro quotidiano di noi ingegneri, atto a garantire la sicurezza nei cantieri e negli ambienti di lavoro, è, a modo suo, un’opera d’arte: richiede competenza, passione e soprattutto quella cura del dettaglio che può fare la differenza. L’approfondimento di oggi è dedicato agli ambienti confinati e grandi opere, due ambiti diversi ma spesso interconnessi per natura dei rischi, organizzazione del lavoro e tecnologie. Gli ambienti confinati restano tra i contesti più critici per gravità degli esiti infortunistici. La posizione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri è chiara: occorre una disciplina primaria organica, ad esempio un Titolo dedicato nel D.Lgs. 81/2008, che renda cogenti i capisaldi già maturati nella UNI 11958:2024”.

“Questa proposta – prosegue Petrillo – è importante perché oggi il tema degli ambienti confinati non trova una collocazione esplicita e organica nel nostro Testo Unico della Sicurezza. Manca quella sistematicità che può fare la differenza sul campo. Una svolta è arrivata con la pubblicazione, lo scorso novembre, della norma UNI 11958:2024. Oltre a una definizione di spazio confinato, la norma offre criteri chiari per identificare i pericoli, valutare i rischi, classificare gli ambienti e definire le procedure operative. La nostra proposta al Ministero mira proprio a trasformare questi orientamenti tecnici in obblighi di legge vincolanti, perché dalle buone intenzioni ai risultati concreti il passo non è sempre scontato. Il messaggio di fondo è semplice: tecnica e legge devono camminare insieme”.

Petrillo, poi, si è soffermata sull’impatto che le catene di subappalto per le grandi opere hanno sulla sicurezza: “Una delle ragioni principali per cui come CNI ci opponiamo con forza al subappalto a cascata è proprio la consapevolezza che in questa catena di affidamenti si rischia sistematicamente di sacrificare la sicurezza dei lavoratori. In catene troppo lunghe, la responsabilità si diluisce, possono esserci più facilmente carenze formative e risparmio selvaggio sui costi, a partire proprio dalla sicurezza”.

L’intervento della Petrillo è stato preceduto dai saluti istituzionali. Irene Sassetti, Consigliera Tesoriera del CNI, ha sottolineato come il Consiglio Nazionale sia impegnato in numerose iniziative per sensibilizzare i cittadini sul tema della prevenzione e della cultura della sicurezza, indicando nella formazione e nelle buone pratiche elementi essenziali per raggiungere l’obiettivo della riduzione dei rischi. Sono intervenuti Eugenio Giani (Presidente della Regione Toscana), Vincenzo Pizzolo (Vicepresidente del Consiglio comunale di Firenze), Francesco Pistone (Presidente della Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri della Toscana), Claudia Nati (Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze) e Stefano Marconi (Direzione Interregionale del Lavoro di Roma – INL), che, nel soffermarsi brevemente sull’attività di ispezione effettuata dall’Ispettorato, ha affermato che “la tutela della sicurezza è un valore etico comune non negoziabile”.

I lavori sono stati coordinati da Maria Francesca Casillo (Segretario dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze), che ha sottolineato come la Regione Toscana, in particolare il Comune di Firenze, rappresentino un apripista, grazie ai numerosi protocolli d’intesa siglati che hanno sancito la collaborazione tra istituzioni e professionisti in tema di prevenzione.

Il dibattito della sessione mattutina, dedicato agli ambienti confinati, ha fatto emergere due fili conduttori. Il primo è il passaggio dalla frammentazione normativa alla sistematicità, forse la conquista più significativa degli ultimi anni nel campo degli spazi confinati. Fabrizio Benedetti di INAIL ha illustrato come finalmente disponiamo di strumenti integrati e coordinati per affrontare questi particolari ambienti ad altissimo rischio, superando la frammentazione che per troppo tempo ha caratterizzato l’approccio al problema. La rivoluzione è partita proprio dalla definizione. Prima della norma UNI 11958:2024 c’erano solo elenchi nominativi e tipologici di ambienti confinati, senza una definizione univoca che identificasse chiaramente cosa fosse uno spazio confinato e cosa no. Oggi, grazie al lavoro del gruppo tecnico che ha elaborato la norma, esiste finalmente una definizione precisa. Andrea Galli del Gruppo di Lavoro Sicurezza del CNI ha presentato la proposta elaborata dal CNI nel luglio 2025 per l'integrazione del D.Lgs. 81/08 con un nuovo Titolo dedicato agli spazi confinati. La proposta introduce definizioni allineate alla norma UNI 11958:2024, distinguendo tra: spazio confinato, lavoratore entrante, lavoratore attendente, preposto e squadra di salvataggio. Alessandro Matteucci dell’Ordine di Firenze ha sottolineato l’importanza di questo cambio di paradigma: la norma fornisce criteri dettagliati per l’identificazione dei pericoli, la valutazione dei rischi, la classificazione degli ambienti confinati e la definizione delle procedure operative. Il secondo filo conduttore è il territorio come laboratorio di innovazione nella sicurezza. Giovanna Bianco della Regione Toscana ha raccontato l’esperienza della notifica preliminare regionale, una vera e propria forma di intelligence preventiva. Attraverso la notifica preliminare, la Regione riesce a mappare in tempo reale tutti gli interventi in spazi confinati sul territorio, a identificare le situazioni più critiche, a indirizzare i controlli dove sono più necessari. La Toscana, inoltre, sta creando un database di esperienze e buone pratiche che può diventare patrimonio comune per tutto il sistema nazionale. Benedetta Mellace della Commissione sicurezza della Federazione Regionale degli Ordini della Toscana, nell’illustrare un caso applicativo relativo ad uno scambiatore aria-acqua, ha dimostrato che la teoria diventa prevenzione efficace solo quando si trasforma in prassi operativa quotidiana. Antonio Leonardi, infine, ha analizzato luci e ombre del nuovo Accordo Stato-Regioni sulla formazione. L’innovazione normativa deve sempre misurarsi con la sua applicabilità sul campo. Non basta scrivere belle norme se poi non si riesce a renderle operative nei cantieri, negli stabilimenti, negli impianti dove si lavora concretamente. In questo senso, è fondamentale l’Accordo del 17 aprile 2025 che ha finalmente definito la formazione dei soggetti che operano in ambienti confinati, completando il quadro normativo con requisiti stringenti su competenze, addestramento pratico e aggiornamento periodico.

Nella sessione pomeridiana, dedicata alle grandi opere e ai modelli di gestione, il primo elemento emerso è la rivoluzione che stiamo vivendo: quella dell’innovazione organizzativa e tecnologica. I dispositivi di protezione individuale intelligenti (smart DPI) stanno trasformando il modo è concepita la prevenzione. Non più protezioni passive, ma sistemi attivi che dialogano tra loro e con l’ambiente di lavoro, che segnalano in tempo reale situazioni di pericolo, che raccolgono dati preziosi per migliorare continuamente le condizioni di sicurezza. Maurizio Sacchetti del Gruppo di Lavoro Sicurezza del CNI ha toccato il tema critico della sicurezza nei cantieri che mantengono l’operatività continua, particolarmente rilevante nelle grandi opere infrastrutturali che, per ragioni economiche, tecniche o contrattuali, non possono interrompere le attività. Nel suo intervento è stato dato particolare rilievo all’innovazione tecnologica e organizzativa. Le linee guida regionali su viadotti e gallerie presentate da Nicandro Mascio dell’ASL Toscana Centro hanno mostrato come l’esperienza territoriale possa generare strumenti di prevenzione replicabili attraverso la digitalizzazione. Alessio Scartabelli dell’Ispettorato del Lavoro ha aggiornato la platea sulla patente a crediti, mostrando come l’innovazione normativa stia cambiando concretamente il rapporto tra controllo e prevenzione. Il secondo elemento che ha caratterizzato il confronto pomeridiano è la responsabilità integrata lungo tutta la filiera produttiva. In particolare, sono stati presentati tre casi studio: Sottoattraversamento dell’Alta Velocità, illustrato da Guglielmo Franzè e Massimiliano Cervoni del Consorzio Florentia; Tramvia fiorentina e ponte sull’Arno, presentati da Fabrizio Conti e Chiara Ceccherini; Esperienza portuale, illustrata da Fabio Verzoni e Raoul Raffalli dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale. Queste buone pratiche hanno dimostrato che la sicurezza nelle grandi opere funziona quando tutti gli attori della filiera si sentono responsabili del risultato finale. Esperienze che portano a una conclusione importante: la formazione continua è una necessità strategica.

La categoria degli ingegneri ha la volontà e le competenze per essere protagonista del cambiamento, non spettatrice passiva. Il percorso intrapreso quest’anno dal CNI sarà completato il 26 novembre a Roma per la terza e ultima tappa della 13ª Giornata Nazionale dell’Ingegneria della Sicurezza.

Roma 30 ottobre 2025

Comunicato stampa